Breve introduzione alla figura professionale dello specialista in Medicina dello Sport e ai suoi compiti principali.
Lo Specialista in Medicina dello Sport è la persona che si occupa della salute di tutti coloro che praticano sport. Le sue competenze sono numerose, dall'alimentazione alla traumatologia, dalle metodiche di allenamento alla prevenzione; il suo aiuto è spesso prezioso per risolvere i dubbi, le curiosità ed i problemi che compaiono durante la pratica dell’attività sportiva. Uno dei compiti più importanti del medico dello sport è quello dell’accertamento dello stato di salute dei partecipanti alle competizioni: prima di intraprendere un’attività sportiva, ognuno deve controllare il proprio stato di salute.
Per partecipare a competizioni ufficiali, è indispensabile effettuare la visita per il rilascio del “Certificato di idoneità agonistica” (D.M. 18/02/82), mentre prima di intraprendere un’attività sportiva anche saltuaria o a carattere ginnico – ludico, è consigliabile (ed in alcuni casi obbligatorio) sottoporsi alla visita per il rilascio del “Certificato di stato di buona salute” (D.M. 28/02/83). Quest’ultimo certificato è rilasciabile dallo Specialista in Medicina dello Sport (nessun altro specialista può rilasciare certificati di idoneità allo sport) e anche dal proprio medico di base o dal proprio pediatra di base, mentre quello di idoneità agonistica può essere rilasciato esclusivamente da un medico Specialista in Medicina dello Sport autorizzato. Tutti questi certificati hanno validità di un anno (ma il medico può decidere di rilasciare certificati di durata inferiore sulla base dei risultati della visita clinica e degli esami effettuati/richiesti).
La scuola di specializzazione in Medicina dello Sport ha una durata 4 anni, nel corso dei quali i medici specializzandi effettuano un tirocinio a 360° in tutte le branche della Medicina applicata allo sport ed imparano a valutare tutte le modificazioni che avvengono nell’organismo umano in seguito agli allenamenti ed alla partecipazione alle competizioni. Nel corso delle visite il medico dello sport controlla accuratamente gli atleti, ricerca eventuali particolarità fisiche, difetti di crescita o di sviluppo dei ragazzi, alterazioni strutturali; inoltre viene messo a conoscenza di eventuali patologie da cui è affetto il soggetto, nonché di particolari terapie assunte: in tutti i casi saprà consigliare lo sport più indicato per ogni problema fisico e/o per ogni patologia, insieme ai corretti tempi di allenamento e di recupero, affinché l’attività fisica sia sempre di piacere e di incentivo e mai di danno per le persone. Se nel corso della visita e degli esami strumentali a cui viene sottoposto lo sportivo (elettrocardiogramma, spirometria, esame urine ecc.), vengono riscontrate anomalie, il medico dello sport chiederà ulteriori approfondimenti (esami strumentali e visite specialistiche), per accertare eventuali patologie che possano ostacolare l’attività sportiva, o che possano peggiorare o addirittura diventare pericolose nel corso dell’attività stessa.
La prevenzione degli infortuni è un altro importante compito del medico dello sport: ad esempio, l’osservazione di un cattivo appoggio della pianta del piede (ad esempio un piede piatto o un piede cavo), porterà a consigliare l’utilizzo di una ortesi plantare adeguata alla correzione del difetto; oppure l’evidenza di una dismetria degli arti inferiori (ossia di una gamba più lunga dell’altra), porterà a studiare un diverso tipo di appoggio per i due piedi, per far sì che l’attività sportiva sia svolta correttamente. Il riscontro di problemi ortopedici indirizzerà la scelta dello sport verso un’attività più consona alla patologia, meno traumatizzante per la parte più debole. In alcuni sport l’utilizzo di protezioni è obbligatorio, in altri è ormai entrato nell’uso comune; il medico dello sport può consigliare le più appropriate a seconda della struttura fisica dell’atleta e di eventuali infortuni patiti in precedenza, considerando lo sport praticato ed il tipo di terreno su cui si svolge l’attività. Accanto alle competenze ortopediche, sono fondamentali quelle traumatologiche: nel corso degli allenamenti e delle competizioni, gli sportivi subiscono infortuni di ogni tipo, dalle contusioni alle lesioni muscolari, dai traumatismi osteo-articolari ai pericolosi traumi cranici. Dopo aver soccorso l’infortunato e fornito le prime cure, il medico dello sport ha due compiti: decidere se l’atleta può continuare il gioco ed evitare l’aggravarsi della lesione. Il primo punto è spesso controverso: bisogna tenere conto di molti fattori, come il tipo e la sede dell’infortunio, le condizioni generali dell’atleta, il terreno di gioco ecc.; particolare attenzione va posta nel caso che il trauma abbia coinvolto il volto o il capo: ogniqualvolta un giocatore subisca un colpo alla testa, anche non particolarmente forte, bisogna controllare, subito dopo il trauma ed alla fine della partita, alcuni sintomi che ci possono facilmente indicare l’eventuale gravità delle condizioni: la riduzione dello stato di coscienza o del grado di collaborazione, il disorientamento nello spazio e nel tempo, l’amnesia riguardante il trauma, il vomito, l’alterazione delle risposte motorie degli arti, le pupille di diametro diverso, i movimenti oculari non coniugati o un deficit visivo, l’asimmetria della bocca. La comparsa anche di uno solo di questi sintomi obbliga all’immediato trasporto in un Pronto Soccorso. È inoltre possibile la comparsa tardiva di sintomatologia dopo un trauma cranico, anche dopo diverse ore: anche in questo caso è indispensabile il ricovero in Pronto Soccorso. Inoltre, in molti casi, è indispensabile che il medico dello sport attui tutti gli accorgimenti possibili per impedire l’aggravamento della lesione. Mentre in alcuni casi l’entità del problema è evidente, come nel caso di una frattura o di un’ampia ferita cutanea, in altri casi è indispensabile che l’esperienza del medico dello sport sia messa al servizio dall’atleta. Ad esempio, tutti gli infortuni muscolari peggiorano se si continua la competizione: la lesione tende ad allargarsi, viene favorito il versamento all’interno del muscolo, aumenta il dolore e come conseguenza si dilatano i tempi di guarigione e di recupero: pertanto un atleta che abbia subito un infortunio muscolare dovrebbe essere sempre fermato. Un secondo esempio riguarda le lussazioni: le più frequenti riguardano la spalla e le dita della mano. Esiste spesso la tentazione di “ridurre” la lussazione per permettere all’infortunato di riprendere la gara: questo non deve mai essere fatto. La lussazione va ridotta in ospedale dopo aver eseguito le radiografie del caso.
Un’altra competenza del medico dello sport è quella di seguire il recupero di un atleta infortunato, affiancando il fisioterapista ed il preparatore atletico, per decidere il momento della ripresa degli allenamenti prima e delle competizioni poi. Dopo qualsiasi infortunio, che abbia comportato o meno un intervento chirurgico, è importante effettuare una riabilitazione corretta: il periodo di riposo deve essere adeguato; l’eventuale terapia farmacologica, antidolorifica e antiinfiammatoria deve essere assunta correttamente; le terapie fisiche (ultrasuoni, ionoforesi, laserterapia, onde d’urto, tecarterapia, ipertermia …) sono in molti casi di aiuto; la ginnastica passiva, con fisioterapista o con elettrostimolatore, precede quasi sempre l’inizio degli esercizi attivi, dapprima eseguiti con un arco di movimento bloccato e con carico ridotto, poi sempre più ampi e più “pesanti”. Alla ripresa degli allenamenti, può essere indicato l’utilizzo di particolari accorgimenti di protezione, come sostegni meccanici (ginocchiere, cavigliere, ecc) oppure bendaggi funzionali: questi accorgimenti permettono di ridurre il carico sulle strutture lesionate e limitano alcuni movimenti che potrebbero provocare recidive dell’infortunio.
Non è solo l’apparato muscolo scheletrico ad essere oggetto di studio da parte del medico dello sport: l’attività fisica coinvolge tutti gli apparati ed i sistemi del nostro organismo, i quali subiscono modificazioni ed adattamenti tipici, in risposta alle sollecitazioni imposte da determinati sforzi fisici. L’organo che tutti sanno viene sempre coinvolto è il cuore: il cosiddetto “cuore d’atleta” è un adattamento prodotto dall’allenamento di endurance, ossia di resistenza: consiste in un aumento di volume soprattutto del ventricolo sinistro, con una maggior quantità di sangue espulso ad ogni contrazione e, tipicamente, con una riduzione della frequenza cardiaca a riposo. Molte delle modificazioni indotte dall’attività fisica continuativa possono essere sfruttate a vantaggio della salute dell’atleta: l’attività sportiva aerobica permette di sollecitare tutto il nostro organismo (dall’apparato respiratorio a quello urinario, dal sistema nervoso a quello endocrino) a mantenere un buon livello di attività, senza esasperazioni; l’attività anaerobica permette di controllare e migliorare patologie dell’apparato osteo-muscolare; per entrambe è dimostrato un effetto positivo su stress, ansia e depressione.
Esistono tre grandi patologie che traggono giovamento dall’attività fisica: l’ipertensione arteriosa, l’obesità e il diabete mellito non insulino-dipendente, di tipo II°: l’attività aerobica continuativa aiuta il controllo di queste patologie, anche se praticata ai bassi ritmi eventualmente imposti dall’età o da patologie ortopediche: un’ora di esercizio aerobico tre volte alla settimana, praticato costantemente, oppure mezz’ora cinque volte alla settimana, provocano nel nostro organismo alcune modificazioni che risultano molto utili nel coadiuvare il controllo di queste patologie, ad esempio la riduzione della produzione del colesterolo LDL e l’aumento di quello HDL o il migliorato controllo della glicemia e della pressione arteriosa attraverso modificazioni dei recettori cellulari specifici: quindi il compito del medico dello sport è di consigliare a tutti coloro che presentano queste patologie, anche in fase iniziale, il giusto sport alla giusta intensità, scegliendo tra le attività aerobiche più classiche: dalla passeggiata alla corsa, dal nuoto al ciclismo, dalla semplice cyclette allo sci di fondo.
I test di valutazione funzionale quantificano l’insieme delle variazioni del funzionamento dell’organismo umano provocate dall’attività fisica. Sono state proposte centinaia di modalità per calcolare sia il valore teorico di uno sportivo, sia le sue possibilità di miglioramento, sia la distanza di gara ottimale per gli sport individuali, sia il miglioramento delle prestazioni dopo un ciclo di allenamenti. Per la misura della forza, della potenza e del lavoro muscolare sono stati approntati dinamometri sempre più sofisticati; per lo studio delle caratteristiche muscolari, elastiche e biomeccaniche degli arti inferiori sono stati costruiti apparecchi con telecamere e fotocellule che calcolano i tempi di salto, di corsa, di appoggio dei piedi, controllando la correttezza dei salti e della corsa, scomponendo il movimento e proponendo le adeguate correzioni; per la valutazione delle caratteristiche aerobiche, esistono apparecchi leggeri e portatili che grazie alla telemetria trasmettono in tempo reale la frequenza cardiaca, la quantità di ossigeno consumata e la quantità di anidride carbonica prodotta nel corso dell’attività sportiva propria dell’atleta; per non incorrere nel rischio di sovrallenamento, nel corso o al termine degli allenamenti si possono dosare nel sangue capillare alcuni indici di affaticamento muscolare o dell’organismo. Molti altri test sono invece meno sofisticati: necessitano solo di un cronometro, di un fischietto, di un cardiofrequenzimetro e di un campo sportivo, ma permettono in pochi minuti di avere una determinazione, meno precisa ma spesso ugualmente utile, delle caratteristiche di un atleta e delle sue potenzialità. In tutti i casi comunque la corretta esecuzione di queste valutazioni aiuta a preparare la giusta tabella di allenamento per il miglioramento delle prestazioni.
Le competenze di psicologia sono importanti soprattutto se il medico dello sport ha a che fare con il settore giovanile: l’attività motoria riveste una fondamentale importanza in età adolescenziale, ma non sempre viene proposta in modo corretto. Le motivazioni che spingono i ragazzi allo sport sono: acquisire e migliorare l’abilità e la competenza sportiva, il divertimento, il desiderio di competere, lo stare in squadra, l’amicizia, la forma fisica. Gli errori da evitare sono: le eccessive pressioni agonistiche, le metodologie didattiche inadeguate, l’esasperazione dei gesti tecnici: questi sono fattori che possono portare all’abbandono precoce e, fatto ancor più grave, possono creare danni nel processo di crescita dell’adolescente. Ovviamente anche nelle squadre composte da adulti possono esserci spazi di intervento da un punto di vista psicologico, sia negli sport di squadra che in quelli individuali. Pertanto compito del medico dello sport è cercare di capire più possibile sia i ragazzi che gli allenatori, controllare la qualità degli allenamenti e verificare l’armonia all’interno dei gruppi.
Le competenze riguardanti la nutrizione sono esposte in un altro capitolo; è importante che il medico dello sport educhi ragazzi e genitori sull’importanza della nutrizione: non esiste un alimento che possa far vincere una gara, ma ne esistono tanti che possono farla perdere; quindi è indispensabile una corretta alimentazione specialmente prima delle competizioni. Anche le problematiche del doping sono esposte in un altro capitolo; il medico dello sport deve sempre vigilare sul corretto comportamento degli atleti, fornendo altresì le giuste informazioni su ciò che è realmente dannoso per la salute e ciò che è effettivamente vietato. Gli Specialisti in Medicina dello Sport si sono associati ed hanno costituito da molti anni la Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI), anch’essa affiliata al CONI. La finalità principale della FMSI è il perseguimento della tutela della salute degli atleti, attraverso la divulgazione di una cultura medico sportiva, la promozione e l’organizzazione di convegni scientifici e dibattiti o semplici serate di insegnamento, di approfondimento o di aggiornamento per tecnici, dirigenti, atleti, medici specializzandi. I medici FMSI si impegnano altresì a prevenire e reprimere l’uso di sostanze e di metodi doping e comunque di procedure volte ad alterare artificiosamente le condizioni fisiologiche dell’atleta. Quindi la Federazione Medico Sportiva incentiva l’educazione sanitaria della popolazione sportiva, insieme all’attività di propaganda per la formazione di una coscienza sportiva quale fattore di miglioramento fisico e morale della gioventù. Gli altri compiti dei medici affiliati alla FMSI sono: svolgere i controlli antidoping; prestare i servizi di assistenza gara; effettuare le visite per il rilascio dei certificati di idoneità; eseguire i test di valutazione funzionale per gli atleti che lo richiedano.
Questo articolo è tratto dal blog a cura del Dott. Sergio Lupo.